Minnico
Lei era stata sempre dolce con me e molto comprensiva. Non credo di avere incontrato nella mia vita una ragazza così bella e virtuosa. Ho pensato lungamente di essere innamorato e sicuramente lo sono stato davvero, anche se la letteratura occidentale sostiene che se ami qualcuno non smetti mai di amarlo e non funziona come un interruttore di corrente col clic “Amo” e clic “Non ti amo più”.
Diciamolo pure chiaramente, forse non ero mai stato innamorato di lei veramente ma il fatto che lei fosse così dolce, il fatto che lei fosse così affettuosa e premurosa nei miei confronti mi aveva indotto a credere che fosse amore. Lei era amabile, si comportava amabilmente, lei si faceva amare, faceva di tutto per farsi amare. Non potevi non amarla. Ma era amore? Se io non potevo non amarla perchè lei era amabile allora chiunque al Mondo avrebbe potuto amarla come l’ho amata io o forse più. E qual era quindi il mio merito se merito può avere un amante per il fatto stesso d’amare.

No, non è amore, che cazzo! Io non la amo, pensai fra me e me e tutta questa manfrina non è altro che una trappola, la trappola dell’amore finto e inevitabile, la trappola del “siccome lei è amabile, siccome lei si fa amare, allora tu la devi amare. Per forza.” E no, signori miei, non funziona così a casa mia. Io amo chi amo e non chi devo amare per forza.
Io amo senza costrizioni. Si io amo chi non si fa amare e magari è detestabile. Esatto, una persona che quando la vedi ti viene voglia di sputargli in faccia e io che faccio? La amo. Si la amo perchè il mio amore è libero e non accetta vincoli, non accetti quei “per forza”, non c’è niente per forza nella mia vita. Se una cosa deve essere per forza allora io non la faccio. Figuratevi amare!
Non la amo. Io non la amo più e forse non l’ho mai amata. E perchè mai dovrei adesso condividere la mia esistenza con qualcuno che non amo? O si, la lascio. Con tutto quello che lasciare qualcuno con cui si è condiviso un lungo percorso comporta. Si, la lascio. Devo riprendermi la mia libertà ma che c’entra adesso la libertà, non è quello il concetto, sto facendo confusione con il trito e ritrito.
Se io non la amo, non posso continuare a stare con lei. Vorrei che sparisse!
Carla è sparita. Sono le sei e mezza del mattino e come ogni mattina mi alzo e vado a preparare la moka. E’ una abitudine e non si contano gli anni che la coltivo. Solo caffè dalla moka, la due-tazze. Vabbè Carla magari preferirebbe prenderlo dalla macchinetta, anche se non so esattamente se preferisce la macchinetta perchè è comodo e veloce o preferisce il caffè della macchinetta perchè è più buono. Io preferisco la moka, da sempre. Si, bevo anche quell’altro ma ad una certa età e la mia età è certa ci si aggrappa alle abitudini. Inoltre ricordo di un calcolo fatto anni fa che mi fece paragonare il costo della cialda a quello della tazzina. Era qualcosa del tipo 20 a 1. Venti centesimi la cialda e un centesimo la tazzina. E io credo alla matematica, sono un fan del calcolo. Non sono soltanto spilorcio semplice.
Carla è sparita. Entro in camera con il vassoio e le due tazze con il caffè caldo fumante e lei non c’è. Carla, la chiamo. Carla, dove sei. Sei in bagno? Nessuna risposta. Appoggio il vassoio con le due tazze sul comò e vado in bagno. Vuoto. Mi precipito fuori, la chiamo, la macchina è là ferma sul vialetto ma lei non c’è. Corro a vedere se è scesa in spiaggia anche se non lo fa mai ma non sono razionale e accetto qualsiasi responso mi venga di ritorno purchè la trovi. Non c’è. Allungo lo sguardo fino all’orizzonte dopo figure lontane si muovono come camminando o correndo ma non è lei, non l’ha mai fatto e non lo farebbe. Almeno senza dirmelo.
Carla è sparita. Non c’è. Vado a piedi fino alla strada consortile percorrendo la stradina sterrata e guardando ovunque lei possa essersi fermata e non c’è, continuo a non trovarla e non c’è nessun motivo perchè lei dovrebbe essere in quel posto visto che in quel posto non c’è mai andata nei lunghi anni passati insieme. Arrivo sulla strada, guardo a destra e sinistra ormai perchè devo farlo senza esserne convinto che quello che faccio sarà efficace per il raggiungimento di un qualche obiettivo. Lei se n’è andata.
Lei è sparita, mi ha lasciato. Non vedo altra soluzione. E’ scomparsa senza dire niente. La chiamo al cellulare, dovrà darmi delle spiegazioni. Non è un comportamento accettabile e non è per nulla rispettoso nei miei confronti andare via senza neppure un cenno, senza un saluto, un arrivederci. E mentre rimugino questi argomenti mi assale lo sgomento, il sospetto che c’è qualcosa che non avevo previsto, c’è qualcosa di grosso e di strano che diventa spaventoso per me, sempre abituato ad avere un controllo quasi totale sugli eventi. Direi sempre abituato a navigare in acque la cui pericolosità era stata prevista per tempo. E le acque non sono mai state quelle attuali. Troppa tempesta, adesso.
Sfoglio le ultime chiamate nella rubrica del telefono. Non ne trovo. Da quanto tempo non ci sentiamo al telefono? C’è una sfilza infinita di numeri di colleghi, numeri di parenti, qualche amico ma non trovo le chiamate fatte da e per lei. Cerco il suo numero nella rubrica ma non lo trovo, non c’è. L’ha cancellato. Dio, non è possibile che dietro ci sia tanto progetto ed io non mi sono accorto di niente. Com’è possibile che ha fatto tutto questo con il mio telefono e io non mi sono accorto di nulla, lei ha cancellato il suo numero dall’agenda comprese tutte le chiamate dall’elenco. Provo un grande sconforto, cado sempre più nel baratro senza trovare un appiglio, senza trovare una spiegazione, un motivo, un qualcosa che possa aiutare la mia mente a razionalizzare. Devo capire, devo trovare una spiegazione, sapere se mi ha lasciato, sapere perchè mi ha lasciato, sapere se verrà, sapere se ritornerà, sapere se è un momento oppure da questo momento inizia una nuova vita che non sono stato io a voler iniziare.
Sapere, devo sapere. Non importa cosa ma ho necessità di sapere, accetterò tutto e sono pronto ad ogni evenienza, sono pronto ad accettare qualsiasi verità e qualsiasi realtà. Devo sapere e invece non so. E’ destabilizzante. Non sapere è destabilizzante. Non sapere dov’è, non sapere perchè è andata via, non sapere a chi attribuire le colpe e non potere scaricare su qualcuno e qualcosa la responsabilità di quello che sta succedendo mi sta sconvolgendo la mente.
L’evento drammatico ed inaspettato ti lascia sgomento, la mente brancola nel vuoto, non ha appigli e si trova completamente in balìa del presente, passiva. Vittima e passiva in quanto vittima. Subisce, cerca nei ricordi, fruga nel passato, brama conferme, il pensiero che vive sulle certezze e qui, adesso, la mia mente è bloccata senza nessuna certezza. Non c’è niente, proprio niente. Mi fa un tantino male anche la testa proprio sopra l’orecchio sinistro. E’ meglio non pensare, forse. Anche se non sto trovando niente su cui pensare.
Siamo stati insieme quasi dieci anni e io il suo numero di telefono lo so a memoria, è stata una bravata cancellarlo dalla rubrica perchè io lo ricordo benissimo. Ma certo, quante volte l’avrò scritto, quante lo avrò visto a margine delle chiamate. Si, lì, proprio lì, quando c’è il nome, sotto, in piccolo, c’è anche il numero di telefono. 349 è il prefisso, poi c’era un 329 e poi… e poi non ricordo le ultime lettere ma mi verranno in mente. O sì, è certo che mi ricorderò. E poi, basta chiedere ai nostri amici comuni, ai miei parenti e ai tuoi anche se mi accorgono che di tuoi non ne frequento per niente. D’altronde non li abbiamo mai frequentati, dall’inizio.
Potrei anche rivolgermi ai carabinieri. Ovvio, che si. Per me sei una persona scomparsa da quasi 12 ore. Ieri sera siamo andati a dormire, prima abbiamo visto la televisione in camera tua e poi quando mi sono rotto delle cazzate che trasmettevano sono andato a letto, in camera mia. Da quando abbiamo deciso di dormire in camere separate a causa del mio russare incessante ci facciamo delle dormite strepitose. Ah, ecco. Potrebbe essere stato il mio dormire così profondamente a darti occasione di raccogliere le tue cose e sparir…
Le tue cose. Dove sono le tue cose? Ovunque, in casa, c’erano cose tue e ci sono ancora! I tuoi abiti nell’armadio, per esempio. L’armadio è vuoto. Ma certo, che scemo, è chiaro che ti sei portata via gli abiti, le scarpe e tutto l’abbigliamento. Se sei andata via per non più ritornare è chiaro che sia così ed ha un senso. Sei andata via e non pensi di ritornare, è questo quello che fanno pensare le tue cose mancanti, i tuoi vestiti mancanti. Ho una notizia, la mia mente ha finalmente una notizia. Brutta, una brutta notizia ma è già qualcosa su cui aggrapparsi. Sei andata via e non hai nessuna intenzione di ritornare. Le tue cose non ci sono.
Le tue cose non ci sono. Ci siamo amati, non riesco a contare adesso gli anni, i mesi e i giorni perchè la mia mente si rifiuta di porre una fine alla nostra storia, non vuole pensarci. Ci siamo amati, ci siamo promessi il Mondo, ci siamo pensati continuamente, il tuo pensiero era il mio, spesso coincidenti, le tue parole erano le mie parole e noi due camminavamo con un unico passo. Parole, pensieri a cui davamo una importanza capitale, le nostre promesse e i progetti e ora… il niente. Ora sono le tue cose a parlare, le tue cose che non ci sono, a dirmi che tu sei andata via e non vuoi ritornare. E non c’è neppure da giurare o da promettere che sia la verità perchè è lampante. Le tue cose non ci sono. Le parole valgono zero, il pensiero vale zero davanti alla presenza o all’assenza delle cose.
Vorrei che sparisse. Io ho detto fra me e me, vorrei che lei sparisse. Da noi, in Sicilia, nella parte di Sicilia nella quale vivo da sempre, si dice in questi casi “c’erunu i cieli apierti” per dire che la richiesta è arrivata direttamente all’Essere Soprannaturale che tutto può, a Dio. La mia era una riflessione e semmai uno sfogo seguito alla riflessione ma non ho mai desiderato che accadesse quello che si è verificato e che considero una disgrazia comunque si guardi la cosa. E’ possibile che io abbia comunicato anche senza dirlo questo mio desiderio? E’ possibile che lei abbia percepito una certa sofferenza da parte mia a continuare la relazione e che quindi abbia preso questo provvedimento drastico senza accennarmene?
Non volevo sparisse. E’ questa la realtà dei fatti. Sei all’interno di una relazione da anni e tendi a dare tutto per scontato, il giorno segue al giorno, la sera insegue la sera precedente e poi ancora ed ancora. Tutto si ripete così uguale quotidianamente che si rischia di fare diventare la vita insieme una abitudine, si rischia di ignorare la gioia del sole che sorge e la pace del tramonto vissuto in due. Vedi solo gli attriti, ti pesano le incomprensioni. Non vedi più la gioia del rapporto costruito con fatica, tessuto giorno dopo giorno con perseveranza, costanza e amore, non vedi più la coppia, il tu che non è più solo ma cammina decisamente in compagnia, non vedi più la casa costruita a fatica ma ti saltano all’occhio solo le bollette, non vedi più la bella auto che ti permette di andare ovunque ma ti soffermi solo sui costi del carburante. Dopo l’impegno del costruttore che ha agito con orgoglio e soddisfazione arrivano gli affani del manutentore che si occupa del quotidiano.
Lei è perduta. Capisci quanto vale una persona solo dopo averla persa. E’ frase fatta ma con dentro tanta verità. Ma non mi posso arrendere a questa realtà infame che non sento di meritare, non posso accettarla e lotterò perchè non è assolutamente concepibile che lei mi abbia abbandonato in questo modo assurdo, inumano, inaccettabile, che non merito. Nessuno può meritare una fine così, cazzo! E poi, mentre mi imbestialisco ripenso ad un matrimonio durato vent’anni e finito con un SMS “Ciao, ti lascio. Buona vita”. E no, la gente è stronza! E’ stronza davvero. Promesse, parole, idee, progetti… Fumo. E le sue cose non ci sono più. Giurava amore eterno, prometteva di darmi la mano come quei vecchietti del film e in un momento le parole stanno a zero e le sue cose che non si trovano più stanno a mille.
La sua auto è nel vialetto. Aspetta, razionalizziamo. La sua auto è nel vialetto ma allora com’è andata via? Sarà venuto qualcuno a prenderla e non c’è altra soluzione. Perchè ha lasciato la sua auto? Chi può essere venuto a prenderla e io com’è che non mi sono accorto di niente? Ho il sonno pesante, russo assai, anzi, diciamo che russo da far tremare le pareti e quindi lei ha avuto gioco facile sapendo che dormivo. Ma quando mi sono svegliato? Che ora era? Troppe domande e nessuna risposta. Andiamo per ordine. Ricordo di essermi preparato il caffè e di aver pensato che fossero le sei e mezza. Si, questa è una ricostruzione accettabile e verosimile. Poi mi sono recato nella sua stanza da letto, come faccio ogni mattina e non l’ho trovata e quindi ho appoggiato il vassoio con le due tazze sul comò. Il caffè è ancora lì, lo bevo tutto d’un sorso. E’ freddo. Sono passate delle ore e a me sembrano giorni.